“Aiutooooo!” Il gruppo whatsapp dei genitori. Rubrica quindicinale a cura di Jaia

“Come è andata a scuola?”. “Bene”. “Cosa avete fatto?”. “Niente”.

Questa è la conversazione tipo di 9 genitori su 10, 5 giorni su 5, con i propri figli quando ci si reincontra. E per quanto mamma e papà, ma anche nonna o nonno, provino ad estorcere altro, è molto difficile che ci riescano.

Che in 8 ore non facciano proprio nulla non riusciamo a crederlo per cui la curiosità davanti a questo impenetrabile muro di privacy che ci viene opposta non può che crescere. Per fortuna c’è sempre il bambino che, invece, racconta un sacco di cose e se abbiamo la fortuna di essere in sufficiente confidenza con i suoi genitori, magari riusciamo anche noi ad avere qualche informazione su ciò che accade in classe.

La via alternativa per carpire notizie sono le assemblee di classe e i colloqui con gli insegnanti, ma se tutto va bene e non ci sono particolari problemi, le une e gli altri sono calendarizzati e piuttosto radi. Rimane, quindi, come fonte privilegiata il gruppo Whatsapp dei genitori.

Attraverso di esso ci arrivono, tramite rappresentante, le comunicazioni degli insegnanti; tramite uno o l’altro dei genitori, altre info su compagni di classe assenti che hanno bisogno di sapere quali compiti devono fare, o che qualche compagno prepari loro la cartella del venerdì, etc…. E così possiamo sperare di riaprire un canale con la nostra creatura rispetto a ciò che fa a scuola… : “ho saputo che Luca è ammalato, non me lo avevi detto”. Spesso anche questi tentativi sono destinati al fallimento. Ciò che otteniamo è un “Sì”.

Tutto questo per dire cosa?

Che da un lato c’è la nostra esigenza di genitori che amano i propri figli di sapere di loro quanto più possibile; il nostro desiderio di sapere cosa fanno quando non sono con noi; ma anche la nostra difficoltà ad affidarli completamente ad un gruppo, quello della classe e della scuola, che ci esclude e sul quale ben poco possiamo fare. Difficoltà ampliata dalla chiusura, quasi dalla protezione che i nostri figli ci oppongono quando proviamo ad informarci. Quasi, la nostra, fosse un’intromissione. E lo è, per loro, almeno, lo è. Così molti di loro la vivono. Per questo quando prendiamo spunto da una informazione che è passata tra genitori per cercare di riaprire con loro il teme “cosa è successo, cosa fate, a scuola”, vediamo una ulteriore resistenza, quasi un fastidio.

Fastidio maggiore se questa info non è passata direttamente da una mamma o un papà di un amico ai nostri mamma e papà, magari chiaccherando a bordo campo mentre i figli giocano a calcio o le figlie fanno ginnastica artistica, ma attraverso uno qualunque degli altri genitori attraverso il contenitore un po’ impersonale del gruppo Whatsapp.

La curiosità è tanta, così come la nostra frustrazione davanti a quei “Bene” e “Niente”, tuttavia credo che vada rispettata la volontà dei nostri figli di avere un luogo e un gruppo che, per molti aspetti, anche affettivi, ci esclude. E’ un problema nostro, non loro. Loro sanno che se hanno bisogno ci siamo; ma dobbiamo cercare di fare loro sentire e sapere, anche, che li rispettiamo come individui diversi da noi e che la loro conquista dell’autonomia non ci offende, perché ridimensiona il nostro ruolo, ma, al contrario, ci rende orgogliosi. … forse se sentono questo ci diranno più cose, perché temeranno di meno i nostri giudizi e le nostre intrusioni.

dott.ssa Jaia Pasquini

One thought on ““Aiutooooo!” Il gruppo whatsapp dei genitori. Rubrica quindicinale a cura di Jaia

  1. Ricordo questa domanda di mia madre quando ero studentessa e rientravo per pranzo. Io ero di quelle che ogni tanto raccontava ogni tanto no. Però certamente parlavo soprattutto di quello che mi veniva spiegato a scuola non delle relazioni tra compagni ecc. perchè alla fine mi sembrava che gli adulti non potessero più di tanto capire. Talvolta qualche lezione mi colpiva e dunque ne parlavo, talvolta no e non dicevo nulla. La scuola per uno studente è un luogo quotidiano e ogni tanto nella quotidianeità effettivamente non succede nulla di rilevante, bisogna ammetterlo. Mi capita anche ora come docente e sento mia mamma al telefono che mi faccia sempre la stessa domanda: ” Tutto bene a scuola?” e a volte le rispondo semplicemente “Sì” a volte invece ho qualcosa di particolare da raccontare e parto con la mia filippica. A volte ,quando rispondo solo “Sì tutto bene”, lei ci rimane quasi male e mi incalza e mi tocca ricordarle, a 40 anni, che a scuola capita che non succeda nulla di davvero particolare, per fortuna:-) ( o semplicemente che io non abbia molta voglia di parlare quel giorno)!! La chiave di tutto è, secondo me, nella parte finale di questo pezzo, “loro sanno che se hanno bisogno ci siamo ma che li rispettiamo come individui diversi da noi”. Ecco questo mi sembra un modo sano ed equilibrato di accompagnare l’adolescenza dei propri figli e dei miei alunni.

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